L'incontro con Guida Faita è stato fortuito, casuale, simile a quello avvenuto con tanti altri artisti calabresi, incagliati nei rivoli della dimenticata storia dell'arte della nostra regione, le cui frammentate origini, continuano ancora oggi a disperdersi in innumerevoli traiettorie. Alcuni anni fa, catalogando le opere conservate nella Chiesa del SS.Rosario in Borgia, ho scoperto il lavoro di Faita, il suo mestiere di pittore d'arte sacra e di decoratore; risultante inusitato nel territorio e, allo stesso tempo, felice conferma di una traccia formativa preziosa, costruita nella bottega di Emilio Juso e delle maestranze vaticane. Una “cifra” ritrovata nel caos che pervade la ricerca artistica contemporanea, sempre più interessata a cancellare le fondamentali “regole” della pittura, intesa prima di tutto come maestria manuale, attraverso la quale costruire immagini capaci di trasmettere concetti e temi vitali dell'umana quotidianità o della storia del cristianesimo. Pensando al lavoro di Faita, mi chiedo cosa resta nelle nostre scuole d'arte di questo percorso formativo che per secoli ha sostenuto e diffuso dalle botteghe dei maestri, più o meno dotati di forza creativa, l'arte in Calabria. Da questa considerazione scaturiscono il rispetto e l'ammirazione per Guido, per la sua dedizione alla professione di pittore “fuori dal tempo” ma, sicuro di superarlo, attraverso le sue opere, prodotte nel corso di una ormai cinquantennale e dignitosa attività.

Un'importante committenza ecclesiastica, dal 1963, ha riconosciuto e avvalorato i dipinti di Faita, ordinati e realizzati per trentacinque chiese della regione che oggi custodiscono la parabola creativa di un artista che ha saputo, attraverso le sue “copie d'autore", rendere omaggio e confrontarsi con coraggio e risultati lusinghieri, con grandi maestri del passato quali: Raffaello, Rubens, Caravaggio, Andrea del Sarto, fino al nostro Mattia Preti.

Ci sono l'umiltà e allo stesso tempo il raggiungimento di un alto magistero tecnico e qualitativo in questi quadri e soffitti dipinti con una capacità antica che ha retto e regge bene la comparazione con l'esistente patrimonio artistico delle chiese di Catanzaro, Castrovillari, Montalto Uffugo e tante altre delle provincie di Cosenza e Reggio Calabria.

Non meno efficace l'attività di Faita ritrattista dei vescovi di San Marco Argentano, Cassano allo Jonio, Cosenza e Catanzaro; svolta oggi nel suo studio bottega, ove l'artista sperimenta, nel pieno della sua maturità, la naturale evoluzione della materia-pittura divenuta corpo libero dagli amati schemi accademici per la costruzione di originali figurazioni. E' il “Volto di Gesù”, icona assoluta della cristianità, dipinta a olio su di una piccola tavola, a marcare oggi, la volontà di Faita di intraprendere un affascinante percorso e approdo nel campo della ricerca artistica contemporanea; quasi una rinascita culturale di un uomo che merita di essere considerato tra i più apprezzabili “artieri“ della Calabria.

Giuseppe Valentino, Direttore del Museo Civico di Taverna (CZ)